L'ultimo cerchio del Paradiso (Urania) by Arkadij e Boris Strugackij & Boris Strugackij

autore:Arkadij e Boris Strugackij & Boris Strugackij [Strugackij Arkadij & Strugackij Boris]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-05-04T12:00:00+00:00

9

«Farebbe meglio ad andarci di notte. Adesso è troppo presto.»

«Preferisco adesso.»

«Non può aspettare, eh? Può darsi che abbia l’indirizzo sbagliato?»

«Oh, no. Non è sbagliato.»

«Ed è proprio quello che le serve in questo momento, ne è sicuro?»

«Sì, in questo momento e non un istante più tardi.»

L’uomo fece schioccare la lingua e si tirò il labbro inferiore. Era tozzo, ben piantato e con la testa rotonda e rasata. Quando parlava, muoveva a stento la lingua e faceva roteare languidamente gli occhi sotto le palpebre. Doveva aver passato la notte in bianco. Nemmeno il suo compagno, seduto su una poltrona dietro la barriera, sembrava aver dormito abbastanza. Lui però rimase sempre in silenzio e non guardò nemmeno una volta nella mia direzione. Il locale era tetro e l’aria viziata; dalle pareti sporgevano pannelli deformati. A un cavo sporco che scendeva dal soffitto era appesa una lampadina senza paralume, offuscata dalla polvere.

«Non le andrebbe di ritornare dopo?» propose testa tonda. «Quando vengono tutti…»

«Ho sentito l’impulso» risposi con ritrosia.

«L’impulso…» Rovistò nel cassetto del tavolo. «Non mi resta nemmeno un modulo. El, tu ne hai qualcuno?»

Quest’ultimo, senza dire una parola, si chinò e tirò fuori un foglio di carta spiegazzato da qualche parte sotto la barriera.

Testa tonda disse, tra gli sbadigli: «Lei viene alle prime luci dell’alba… Qui non c’è nessuno, nemmeno le ragazze… Dormono ancora… Non c’è proprio di che divertirsi». Mi porse il modulo. «Lo compili e firmi. El e io firmeremo in qualità di testimoni. I soldi, prego… Non si preoccupi, siamo gente onesta. Ha per caso dei documenti?»

«Nessuno.»

«Fa lo stesso.»

Diedi una scorsa al modulo. “Con il presente documento, io sottoscritto (spazio), alla presenza dei testimoni (spazio più grande), richiedo in fede di essere sottoposto alle prove di ammissione per il titolo di membro della Società DOZ.” Seguivano altri spazi per la firma del candidato e quelle dei testimoni.

«Che cos’è la Società DOZ?» chiesi.

«È la denominazione con cui siamo registrati» rispose testa tonda. Stava contando i miei soldi.

«Ma cosa significa l’acronimo?»

«E chi lo sa… Esisteva già da prima che arrivassi qua. La DOZ è la DOZ, non c’è altro da dire… Per caso tu lo sai, El?» El scosse la testa pigramente. «Be’, insomma, non vedo perché le debba interessare…»

«Non ha proprio nessuna importanza» ammisi. Scrissi il mio nome nello spazio vuoto e firmai.

Testa tonda riguardò il modulo, scrisse anche lui il suo nome, firmò e lo consegnò a El.

«Mi sembra che lei sia straniero» osservò.

«Esatto.»

«In tal caso aggiunga il suo indirizzo di casa. Ha dei parenti?»

«No.»

«Be’, allora non è necessario. Fatto, El? Mettilo in un fascicolo… Allora, andiamo?»

Alzò la barriera e mi guidò fino a una massiccia porta squadrata, probabilmente un residuo dei tempi in cui la metropolitana era stata adibita a rifugio atomico.

«Non c’è altra scelta» disse, come per giustificarsi. Tirò il chiavistello e girò con un certo sforzo la maniglia arrugginita. «Prosegua dritto fino in fondo al corridoio e vedrà da sé.»

Mi parve di sentire El che ridacchiava dietro di lui. Mi voltai. Nella barriera, di fronte a lui, era inserito un piccolo schermo.

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